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Author: CUCS

PRESENTAZIONE CLAUDIO RANIERI

Claudio Ranieri: ‘Torno a casa per riportare la Roma dove merita

Claudio Ranieri torna alla Roma: “A casa mia, per riportarla dove merita”

Con un’emozionante conferenza stampa di presentazione, Claudio Ranieri è tornato a guidare la squadra della sua città, quella Roma che tanto ama e che lo ha visto protagonista in passato sia come allenatore sia come calciatore. Un ritorno al cuore, al senso di appartenenza, a quella che lui stesso definisce “casa mia”.

Un ritorno scritto dal destino

Ranieri ha voluto aprire il suo intervento con parole che lasciano trasparire la sua connessione profonda con il club giallorosso:

“Io avevo smesso di allenare. In questi mesi ho ricevuto più richieste rispetto a quando ho vinto il campionato con il Leicester, e ho sempre detto di no. Avevo deciso di guardare il calcio da un’altra prospettiva, ma il fato ha voluto diversamente. Ho sempre detto che sarei tornato solo per la Roma o per il Cagliari. Ora sono qui, e finirò il mio percorso dove tutto è iniziato”.

Parole che testimoniano non solo il suo legame con la Roma, ma anche il senso di responsabilità che sente nei confronti di una squadra che è stata parte della sua vita fin dagli esordi.

Il dialogo con i Friedkin e la visione condivisa

Il presidente Dan Friedkin è stato determinante nel convincere Ranieri a tornare in panchina. Durante la conferenza, Ranieri ha raccontato il colloquio con il presidente, evidenziando la passione e la dedizione della proprietà americana per il club:

“Mi ha parlato con il cuore, mi ha detto: ‘Non posso viaggiare per il mondo, vedere Roma, Caput Mundi, e sapere che la squadra non sta andando bene. So di aver speso tanto, ma voglio fare qualcosa di grande per questa città e per questa squadra’. È stata una conversazione sincera, che mi ha lasciato senza parole. Non potevo dire di no. È stato lui a riportarmi a casa”.

Ranieri ha anche sottolineato l’approccio innovativo della famiglia Friedkin, che gestisce il club con una visione più collegiale rispetto al tradizionale modello piramidale:

“Le decisioni vengono prese insieme, in modo orizzontale. Questo approccio permette di lavorare in sintonia e di evitare errori. Tutti stiamo remando nella stessa direzione per portare la Roma dove merita di essere”.

Un allenatore tifoso, pronto a lottare per la maglia

Una delle caratteristiche distintive di Ranieri è la sua capacità di entrare in sintonia con i tifosi, perché lui stesso si definisce uno di loro.

“Prima di essere un allenatore, sono un tifoso della Roma. E come tifoso voglio vedere una squadra che lotta, che dà tutto in campo, che non molla mai, neanche di fronte alle difficoltà. Non chiedo moduli, chiedo atteggiamento. Voglio giocatori che sputino sangue per questa maglia”.

Ranieri non si è sbilanciato sul sistema di gioco che adotterà, preferendo prima valutare la rosa a disposizione:

“Non ha senso parlare di moduli ora. Deciderò in base ai giocatori e alla loro forma fisica. La cosa importante è avere una squadra compatta, che sappia affrontare qualsiasi avversario con grinta e determinazione”.

Un appello ai tifosi: “Stateci vicini”

Ranieri si è rivolto direttamente al pubblico romanista, riconoscendo il momento difficile ma invitandoli a restare vicini alla squadra:

“Capisco la frustrazione, ma vi assicuro che i giocatori si impegnano. Ora, però, abbiamo bisogno del vostro sostegno. Giocare con il proprio pubblico che ti fischia è la cosa più dura. Voglio che i tifosi escano dallo stadio orgogliosi della squadra, indipendentemente dal risultato. Solo uniti possiamo risalire”.

Obiettivi ambiziosi, senza precludersi nulla

Nonostante le difficoltà del momento, Ranieri si è mostrato ottimista e ambizioso:

“Non mi concentro su ciò che non è stato. Sono qui per dare tutto me stesso e lavorare con serenità, ma anche con rabbia e determinazione. Non mi precludo nulla, voglio ottenere il massimo da questa esperienza. La Roma merita di essere ai vertici, e faremo di tutto per riportarla lì”.

La promessa di Ranieri

Ranieri ha concluso la conferenza con un messaggio chiaro e diretto, che riflette il suo amore per il club e il suo spirito combattivo:

“Questa è casa mia, e darò tutto per riportare la Roma dove merita di stare. Siamo una famiglia, e solo insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo. Io ci credo, e spero che anche voi ci crediate”.

Con queste parole, Claudio Ranieri ha dato il via a una nuova fase della sua carriera, ma soprattutto della storia della Roma. I tifosi, la squadra e la società sono chiamati a remare insieme, con la speranza di costruire un futuro all’altezza della grandezza di questa città e di questo club.

mancini roma

Juric ai titoli di coda: Mancini pronto a prendere le redini della Roma

Salvo imprevisti, il destino sembra ormai segnato. Indipendentemente dal risultato che, come tutti, speriamo sia positivo, Roma-Bologna potrebbe essere l’ultima panchina di Juric alla guida della nostra squadra. Il bilancio, inutile girarci attorno, è desolante: dopo la prima, promettente vittoria contro l’Udinese, sono arrivate solo tre vittorie (tutte di misura e piuttosto casuali), tre pareggi e ben quattro sconfitte. Ma la cosa peggiore è che la Roma appare in totale involuzione, e la sensazione, guardandola in campo, è che senza un cambiamento non potremo fare altro che peggiorare. Anche se Juric non è l’unico colpevole, e nessuno qui lo considera incapace, serve una scossa per cercare di rimettere insieme i cocci.

Tutti gli indizi portano a Roberto Mancini come probabile successore. Scelta giusta? Parliamo di un tecnico che ha vinto ovunque, uno che di trofei ne ha portati a casa 13 tra Fiorentina, Lazio, Inter, City e Galatasaray, per non parlare dell’Europeo conquistato con la Nazionale da outsider. Un profilo vincente, preparato e di grande esperienza, ideale per dare inizio a un progetto a medio termine, sapendo bene che i risultati non arrivano subito e che servirà pazienza. Con Mancini, la panchina della Roma sarebbe in mani salde.

Squadra Periodo Risultati Principali Trofei Vinti
Fiorentina 2001-2002 Serie A: Salvezza Coppa Italia (2001)
Lazio 2002-2004 Serie A: 4° posto Coppa Italia (2004)
Inter 2004-2008 Serie A: 3 Scudetti (2006, 2007, 2008) 2 Coppe Italia (2005, 2006), 2 Supercoppe Italiane
Manchester City 2009-2013 Premier League: 1 Scudetto (2012) FA Cup (2011), Community Shield (2012)
Galatasaray 2013-2014 Süper Lig: 2° posto Coppa di Turchia (2014)
Zenit San Pietroburgo 2017-2018 Campionato russo: esperienza breve
Nazionale Italiana 2018-2023 Euro 2020: Campioni d’Europa Euro 2020 (2021)

Eppure, il suo passato alla Lazio rimane una nota dolente. Mancini non è certo paragonabile a un Pedro qualunque; per la storia di quegli sbiaditi è un’icona, uno che ha portato il 90% dei trofei della loro bacheca sia da giocatore che da allenatore. Questa è una cosa che mi disturba, inutile negarlo. Comprendo che Mancini sia un professionista e che il suo legame con la Lazio sia stato solo una parentesi di carriera, ma, nonostante accetti la sua scelta, questo alone biancoceleste mi infastidisce. Detto ciò, Mancini potrebbe davvero essere l’uomo giusto per la Roma.

E cosa ci si può aspettare dal “Mancio” in panchina? Uno dei suoi punti di forza è l’adattabilità: nel tempo è passato dal gioco spettacolare dei primi anni a un calcio più pragmatico, meno scintillante ma più efficace. La sua filosofia di gioco è propositiva: costruzione dal basso, mantenimento del possesso palla per creare spazi tra le linee avversarie, sfruttati al meglio con verticalizzazioni rapide che esaltano le qualità dei nostri giocatori offensivi. È probabile che adotterà una difesa a quattro, con un trequartista che tende ad accentrarsi per lasciare spazio agli esterni. Tuttavia, Mancini non è un integralista e saprebbe adattarsi alle caratteristiche della nostra rosa, che, anche se non eccelsa, vale certamente più del dodicesimo posto attuale.

In conclusione, Mancini sarebbe probabilmente il miglior nome tra quelli disponibili. Personalmente, lo preferisco di gran lunga ad Allegri, e non è il momento di fare esperimenti con tecnici emergenti o stranieri. A questo punto, andrei oltre il suo passato e gli darei le chiavi della squadra, ma solo in ottica di un progetto a medio termine. Se scegli Mancini, scegli un percorso: gli dai il tempo di costruire in questa stagione e gli prepari una squadra più vicina alle sue esigenze per l’anno prossimo. Basta cambiamenti repentini e soluzioni a breve termine. Con Mancini, alla Roma, si potrebbe finalmente costruire qualcosa di solido e duraturo.

Striscioni Roma Club

Benvenuti nella galleria degli striscioni dei Roma Club esposti allo stadio!

Questa sezione è dedicata agli striscioni che i Roma Club espongono durante le partite allo stadio, identificando la posizione dei gruppi di tifosi giallorossi sugli spalti. Ogni striscione è un simbolo di appartenenza e un punto di riferimento per la comunità romanista, riflettendo la passione e l’entusiasmo che caratterizzano i nostri sostenitori.

Sfogliate la nostra collezione per vedere come i Roma Club si distinguono e contribuiscono a colorare lo stadio con i loro emblemi unici. Ogni immagine racconta una storia di dedizione e amore per la AS Roma.

Se il vostro Roma Club ha uno striscione esposto allo stadio e desiderate condividerlo con tutti i tifosi, vi invitiamo a contattarci. Unitevi a noi nel celebrare la forza e l’unione che rendono speciale la nostra tifoseria!

ADESIVI CURVA SUD

Gli adesivi dalla Curva Sud

Fino agli anni ’90, gli adesivi erano un vero e proprio trofeo da portare a casa dopo una partita in curva. All’epoca, il mondo era molto diverso da oggi: niente social media, le radio locali avevano una portata minore, e lo stadio rappresentava uno dei principali momenti di aggregazione e condivisione. In un’epoca meno connessa, possiamo dire che gli adesivi creati, disegnati e stampati dai gruppi organizzati di tifosi erano i precursori degli attuali MEME.

Questi adesivi venivano realizzati dai ragazzi della curva e rappresentavano una fonte di finanziamento importante per l’acquisto dei materiali usati nelle splendide coreografie che riempivano lo stadio ogni domenica.

Tra i più richiesti c’erano quelli con i loghi dei vari gruppi, ma non mancavano adesivi con messaggi, slogan e comunicazioni. Pensando a quei disegni, spesso realizzati in modo artigianale ma che ci riempivano di orgoglio, non possiamo che provare una forte nostalgia.

Qui vi mostriamo alcuni esempi e vi invitiamo a mandarci altri adesivi che non trovate in questa collezione.

ROMA: Una strategia nel segno della discontinuità e degli investimenti sostenibili

L’abbiamo scritto più volte, quest’anno la campagna acquisti della Roma è nel segno della discontinuità. Finalmente, la Roma investe. Giocatori giovani, e soprattutto di proprietà, che garantiscono un patrimonio non solo tecnico, ma anche economico per la società. Ma come è possibile che una società che negli ultimi anni ha sempre chiuso il mercato con saldo zero, o addirittura in positivo, quest’anno abbia già speso 60 milioni e domani probabilmente ne chiuderà uno da 35?

La risposta è nei numeri del bilancio. Ricordiamo sempre che non sono i proprietari a mettere i soldi per il mercato; i soldi li tira fuori la Roma con le sue risorse. In modo molto intelligente, la Roma ha approfittato di molti contratti in scadenza e di fine prestito di calciatori che hanno portato poco alla causa giallorossa a dispetto di stipendi faraonici. Nel prossimo esercizio, risparmierà la bellezza di 50 milioni di euro in stipendi!

Una Strategia Vincente

Cosa ha fatto la Roma con questi risparmi? Ha investito. Quando acquisti un calciatore, il costo che porti a bilancio oltre allo stipendio è l’ammortamento di quanto si paga per il cartellino. Quindi, i nuovi acquisti non impatteranno per il costo totale, ma per quel costo diviso per gli anni di contratto del calciatore. In modo sorprendente, scopriamo che dei 50 milioni risparmiati, la Roma ne ha impegnati fino ad ora poco più di 20. Restano quindi disponibili ancora ben 30 milioni ai quali possiamo aggiungere le plusvalenze generate da Belotti (5 milioni) e Aouar (12 milioni) che sono plusvalenze piene essendo arrivati a parametro zero.

Anche senza considerare il tesoretto che arriverà dalla cessione di Calafiori, ad oggi, facendo un po’ i conti della serva, il bilancio della Roma ha un grande beneficio economico da questa pur dispendiosa campagna acquisti. E continuerà ad averlo anche domani, quando la Roma chiuderà per Dovbyk, che andrà ad impattare tra stipendio e ammortamento per circa 14 milioni l’anno.

Pagamenti Dilazionati e Sostenibilità

Inoltre, la Roma è stata molto brava anche ad ottenere pagamenti dilazionati. Se avesse dovuto pagare tutti i cartellini in un’unica soluzione, avrebbe probabilmente avuto problemi di liquidità. Invece, tutti i nuovi acquisti saranno pagati in 3-4 anni. Riassumendo, anziché pagare stipendi esorbitanti, spendendo meno dello scorso anno, la Roma sta mettendo dentro giocatori giovani, forti e funzionali. Applausi.

Chiaramente, il mercato non è ancora finito, e ci sono almeno tre-quattro colpi ancora da piazzare. Ci saranno comunque anche movimenti in uscita (certamente Abraham, speriamo Karsdorp) che manterranno la situazione in equilibrio positivo.

Il Ruolo dei Tifosi

Un’ultima considerazione va fatta sull’incremento dei ricavi, merito nostro, con i continui sold out allo stadio, il merchandising e gli abbonamenti TV. La strada è giusta e speriamo che anche tecnicamente la squadra faccia il suo nella prossima stagione. Oggi si mettono le fondamenta affinché i prossimi mercati siano solamente di aggiustamento.

Forza Roma!

Calafiori nessun rimpianto

Calafiori, la Roma non può avere rimpianti

Riccardo Calafiori si appresta a passare all’Arsenal per una cifra monstre che supera i 50 Ml di Euro. Il fatto che sia un giocatore calcisticamente nato a Roma e di nostra proprietà, e la cifra a cui è stato ceduto dalla Roma che è enormemente più bassa dell’attuale valore di mercato fanno ovviamente mangiare le mani a tutti i tifosi della Roma. La sensazione è un po’ come aver avuto in tasca il biglietto vincente della lotteria e non averlo controllato prima di regalarlo a qualcuno. Ma è veramente così? Si può rimproverare alla Roma di non aver saputo valutare un diamante che aveva in casa e di averlo venduto al prezzo di uno zircone?
Io non sono tenero con questa proprietà che ha fatto una serie importanti di sbagli, ma nel caso #Calafiori mi sento di assolverla perchè il fatto non costituisce reato.
A Roma ogni anno escono decine di ragazzi dalla primavera, e tutti vengono attentamente valutati. I più promettenti esordiscono in serie A, e possiamo fare veramente tantissimi nomi… Pagano, Pisilli, Missori, Majchrzak, Tahirovic, Keramitsis, Volpato, Felix, Bove, Zalewski, Calafiori tanto per restare agli ultimi anni mentre decine di altri ragazzi salutano senza avere questa possibilità. Il “premio” dell’esordio è solo un primo step, dopodichè pochi di questi ragazzi riescono ad avere una certa continuità nell’essere convocati e di giocare qualche partita… di tutti quelli citati gli unici ad aver avuto modo di essere schierati con un minimo di regolarità sono stati Tahirovic Felix Bove Zalewsky e Calafiori.
Poi però una squadra come la Roma deve fare delle scelte e di questi Zalewsky e Bove sono diventati giocatori molto considerati nelle turnazioni, e sono rimasti a Roma mentre gli altri per diversi motivi sono stati messi sul mercato. Il problema è che non si possono tenere tutti.
Riguardo Calafiori la Roma lo ha provato, permettendogli di fare diverse presenze in campionato ed coppe europee, partite in cui Calafiori non ha sfigurato e nemmeno impressionato e così dopo un prestito al Genoa andato piuttosto male, è arrivata alla decisione di cederlo. La Roma incassa per Calafiori 2,6 Ml dal Basilea, mantenendo una percentuale sulla rivendita del 40%, e purtroppo c’e’ stato un passaggio di troppo perchè dopo che Riccardo fa una buona stagione, il Bologna lo acquista per 4ml portando così l’incasso dei giallorossi a circa 4ml totali, e poi una stagione alla grande con un determinante cambio di ruolo, ed il prezzo che si è impennato in modo scecondo me esagerato.
Si perchè per quanto Calafiori abbiamo visto abbia grande potenziale, è un ragazzo che dal punto di vista fisico è fragile come un cristallo, e la stagione passata rappresenta una eccezione visto che nella sua breve carriera da quando ha esordito in A Calafiori ha saltato 76 partite per infortunio. Riassumendo, io credo che se la Roma lo avesse tenuto Calafiori non sarebbe esploso, ed in tutta onestà credo anche che il vero giocatore non sia quello visto al Bologna e che in Premier avrà tante ma tante difficoltà, quindi ovviamente dispiace per non averne sfruttato il potenziale ma penso che la Roma abbia fatto quello che doveva… per completezza riporto le pagelle di tutte le partite disputate con le maglie di Roma e Genoa dove ha giocato almeno 30 minuti… non sono tante e complessivamente non sono nemmeno di qualità, non c’era possibilità di pensare che il ragazzo potesse fare un salto di qualità cosi evidente:

STAGIONE 2020-2021
Cluj – Roma
Riccardo CALAFIORI 6 – Esordisce in Europa e lo fa con una buona personalità. Nella parte finale della gara scala da esterno di centrocampo a terzo di difesa.

Roma – Young Boys
Riccardo CALAFIORI 7 – Gioca in maniera seria, con applicazione e senza la minima traccia di paura. Quando può calciare, poi, ha la dinamite al posto del sinistro: sfiora il gol per due volte, lo trova al terzo tentativo. Dopo gravi infortuni e Covid, una serata da ricordare.

Shaktar – Roma
dal 58′ Riccardo CALAFIORI 6 – Gioca bene, senza esagerare, i palloni che gli capitano a disposizione

Roma – Ajax
Riccardo CALAFIORI 7 – Partita timida per 70 minuti, poi si inventa la percussione sulla sinistra da cui nasce la rete di Dzeko. Ha coraggio da vendere: giocatore sa seguire con attenzione

Ajax – Roma
Dal 29’ Riccardo CALAFIORI 6 – Certo, non è Spinazzola. Ma la sua, con un ingresso a freddo non semplice, è comunque una gara onesta e senza sbavature.

Roma – Atalanta
Riccardo CALAFIORI 6 – A sinistra, diligente e impegnato nella fase difensiva. Ammonito per un fallo su Zapata. Esce all’intervallo per un infortunio.

STAGIONE 2021-2022

Zorya – Roma
Riccardo CALAFIORI 6,5: le ali avversarie non gli provocano alcun grattacapo e lui si accampa all’altezza del vertice dell’area nemica. Riferimento costante per l’attacco.

CSKA Sofia – Roma
Riccardo CALAFIORI 6,5 – Primo tempo un po’ timido, nella ripresa sale di livello e offre un grande assist a Pellegrini per il 3-1.

Bodo – Roma
Riccardo CALAFIORI 4 – Dalle sue parti il Bodo Glimt affonda come e quando vuole. Lascia buchi grandi come voragini.

verona – Roma
Riccardo CALAFIORI 5,5 – Timido, svolge il compitino senza esagerare. Nella ripresa soffre difensivamente

Roma – Udinese
Riccardo CALAFIORI 7 – La partita si sblocca grazie a una sua fantastica cavalcata sulla sinistra e a un assist al bacio per Abraham. Giocata decisiva. Ha mezzi tecnici e personalità.

COL GENOA

Fiorentina – Genoa
CALAFIORI 4 – L’esordio del prodotto del vivaio della Roma con il Genoa è un disastro su tutta la linea: Nico Gonzalez lo ridicolizza costantemente e davanti non si vede mai.

Genoa – Inter
Dal 61′ CALAFIORI 6 – Un paio di sgroppate in fascia e tanta sofferenza nel finale

Calafiori Frattesi e Scamacca. Rimpianti o ordinaria amministrazione?

I rimpianti nel calcio sono inevitabili. Ultimamente si parla molto di tre giocatori che stanno brillando nelle squadre che ci precedono e che erano nostri fino a poco tempo fa. Parliamo di Frattesi, fresco campione d’Italia con l’Inter, Scamacca con i suoi 18 gol a Bergamo, e Calafiori, rivelazione del campionato con il Bologna.

Se ci chiediamo “ci sarebbero stati utili?”, la risposta è ovviamente sì. Tutti e tre sarebbero stati un valore aggiunto per la squadra, molto più dei circa 14 milioni incassati dalle loro cessioni. Tuttavia, quando si valutano questi giocatori, bisogna considerare vari fattori come modalità, tempi e opportunità, perché i giocatori che hanno lasciato la Roma non erano certo quelli che vediamo oggi.

Iniziamo con Scamacca, la cui partenza non è stata una scelta. Fu praticamente strappato dal PSV a 16 anni, un episodio che fece infuriare la Roma, che cercò in tutti i modi di trattenerlo, riconoscendo il suo potenziale. Tuttavia, il PSV poteva prenderlo senza trattare con la Roma, che non poteva offrirgli un contratto da professionista per via dell’età. Un vero peccato, ma in questo caso la Roma è senza colpa.

Frattesi, invece, fu ceduto al Sassuolo come parte dell’affare Defrel. Oggi sarebbe un giocatore molto utile, ma almeno in questo caso la Roma è riuscita a monetizzare dalla sua cessione circa 15 milioni, considerando sia la valutazione al momento della cessione sia la percentuale sulla rivendita all’Inter.

Calafiori è forse il rimpianto più grande. Tra la cessione al Basilea e la percentuale sulla rivendita, la Roma ha incassato appena 4 milioni, davvero poco rispetto al valore attuale del giocatore. Va detto, però, che la Roma ha ceduto un terzino che aveva visto il campo solo una decina di volte con la nostra maglia, mentre ora, grazie all’intuizione di Thiago Motta, è diventato un centrale di valore.

Vedere i nostri ragazzi brillare altrove è sempre frustrante. Tuttavia, bisogna riconoscere che la Roma punta molto sul suo vivaio. Bove, Pellegrini e Zalewski sono solo alcuni esempi recenti. Il problema è che spesso ci chiediamo se la Roma abbia fatto bene a cedere giocatori come Faticanti, Cassano, Cancellieri, Podgoreanu e almeno altri 15 ragazzi che ogni anno vengono ceduti o svincolati dalla primavera. La risposta è quasi sempre sì, senza particolari rimpianti, perché pochi di loro riescono a diventare giocatori di Serie A, e ancora meno riescono a diventare ottimi giocatori di Serie A. Si cerca sempre di individuare i talenti migliori, e quelli molto promettenti si lasciano crescere a Roma, come Bove e Zalewski, oppure, come Pellegrini, si mandano a fare esperienza mantenendo il controllo. Tuttavia, non si può pensare di affrontare una stagione con 6 o 7 giovani della primavera in campo.

Purtroppo, a volte possono capitare errori di valutazione. Personalmente, non mi dispero per la perdita di Calafiori e Frattesi. Non è che ci siamo lasciati sfuggire i nuovi Maldini e Barella. Il vero problema è che vorremmo tenere questi ragazzi in casa, ma per completare il loro sviluppo, hanno bisogno di giocare con continuità. Le squadre come Udinese e Sassuolo, che si basano su questo modello, non li prendono in prestito secco per valorizzarli e poi restituirceli. Bisogna essere più attenti nella valutazione e, per quelli più interessanti, mantenere il controllo con una clausola di riacquisto. Tuttavia, non sempre è possibile riuscirci.

Mourinho

Mourinho ed un rinnovo che predice il futuro

José Mourinho ed il rinnovo di contratto, una situazione che sta assumendo sempre più i contorni di uno stallo alla messicana. Il tecnico Portoghese ha un contratto fino al 2024, ma uno come lui può scegliere il proprio futuro come meglio desidera perché non ha e non avrà mai problemi a trovare un altro club che lo soddisfi dal punto di vista tecnico, oppure come nel caso dell’Arabia Saudita di ricevere un’offerta indecente (si parla di 120 Ml di Euro per due anni) che fanno tremare le gambe anche a chi come lui di soldi non ha bisogno e che in carriera ha sempre dimostrato di non farne una priorità. Il rinnovo o il non rinnovo di Mourinho in un certo senso ci permetterà di capire quale sarà a medio termine il futuro della Roma, inteso come potenziale economico, e che tipo di investimenti hanno nella testa i Friedkin.

LO STALLO DI MOU

Mourinho in questi due anni si è molto legato a Roma ed alla Roma. Nonostante qualche minoranza di tifosi che lamenta un gioco non scintillante la grande maggioranza lo idolatra e gli è riconoscente per il trofeo europeo che ha riportato la Roma a vincere qualcosa dopo tanti anni, e se dovesse sfruttare il sorteggio non proibitivo e raggiungere la finale di Europa League questo rapporto si cementerebbe ancora di più. Ma Mou non è un sentimentale, ma un professionista. Per questo potrebbe scegliere di restare a Roma e di rinunciare a una montagna di soldi solo ed esclusivamente se si sentirà totalmente appagato da quello che la dirigenza della Roma potrà promettergli dal punto di vista tecnico e prospettico.

I milioni Sauditi sono davvero tanti, e anche se le cifre non fossero quelle dei rumors di questi giorni ma qualcosina di meno Mou avrebbe la “responsabilità” di convincere il suo staff che non guadagna come lui, a rinunciare a quei soldi per sostenere un progetto tecnico che non è esattamente quello di una squadra di primissima fascia.

In sostanza Mou prende tempo, aspetta, si guarda intorno. Cerca di capire intanto cosa i Friedkin vogliono e possono fare nella prossima campagna di rafforzamento. Lui sa perfettamente di non essere in un club al quale può andare a chiedere Mbappé, ma vorrebbe magari poter scegliere qualche nome importante ed avere delle alternative che siano credibili per poter giocarsi qualcosa di più di un quarto-quinto posto in campionato. Poi c’è lo spettro plusvalenze. Una Roma che ne uscisse fuori penalizzata e quindi ridimensionata nelle ambizioni probabilmente gli toglierebbe ogni stimolo e chiederebbe di poter liberarsi a Giugno. Per finire Mourinho aspetta perché crede che il cammino in Europa League possa aggiungere forza alla sua posizione per poter chiedere qualcosa di più in termini economici e tecnici alla proprietà.

LO STALLO DEI FRIEDKIN

Anche i Friedkin attraverso Pinto prendono tempo. Lo stile degli americani proprietari della Roma è sempre stato quello di non affrettare i tempi, anche perché il contratto scade si a Giugno ma del prossimo anno, e quindi dal loro punto di vista c’è modo di aspettare e valutare la posizione del tecnico anche in base ai risultati sportivi ottenuti in questa stagione che ovviamente vanno ad influenzare le possibilità di spesa nel calciomercato.

IL NOSTRO PUNTO DI VISTA

Mourinho non è uno che deve essere legittimato da un contratto a lungo termine per avere il polso della squadra, ed eventualmente si può giocare a calcio anche senza Mou (e come dimostra il Napoli con il cambio Ancelotti-Spalletti andare alla grande). Tuttavia non proseguire questo rapporto sarebbe la certificazione che nel breve periodo le ambizioni della Roma non andranno oltre la mediocrità e non ci saranno (salvo jolly pescati dalle infinite possibilità che il calciomercato offre tipo Dybala) colpi ad effetto e giocatori importanti che non siano a fine carriera o da rilanciare.

Insomma incrociamo le dita e speriamo nel rinnovo, sia per l’importante segnale che darebbe, e sia perché Mou è un grandissimo allenatore, e non ci sono alternative alla portata che possano essere migliori di lui, anche per l’immagine e lo charme che apporta ai nostri colori che diventa importante come già abbiamo visto quando andiamo a trattare i calciatori.

Forza Roma.

Addio Zaniolo, la perfetta sconfitta di tutti.

Capita raramente, ma succede anche questo, che in un affare alla fine tutti ci rimettano. L’esempio perfetto è il caso Zaniolo, dove tutti si dovranno accontentare, ma avranno meno di quanto sperato.

Nicolò Zaniolo è sembrato a lungo il miglior affare della storia romanista. Arrivato nella capitale come contorno della cessione di Nainggolan all’Inter, dalla quale la Roma ottenne 24 milioni cash più Santon e appunto il giovanissimo Zaniolo valutato appena 4,5 ml. È esploso nel primo anno mostrando dei lampi di classe, forza e furia agonistica che ne hanno decuplicato il valore di mercato e fatto innamorare i tifosi della Roma.

Purtroppo i due brutti infortuni al crociato e i quasi due anni di stop si sono fatti sentire, era prevedibile non rivedere subito lo stesso giocatore che infatti lo scorso anno ha stentato molto. Vero che tutta la Roma non ha fatto bene, tranne che in coppa dove Zaniolo ha firmato la pagina più bella della sua storia romanista con il gol in finale, ma il ragazzo è sembrato molto cambiato nel fisico, troppo muscoloso e meno esplosivo, e soprattutto nella testa.

Questa era la stagione della ripresa, quella in cui tornare ad altissimi livelli, ed invece in campo sembra che non sia mai iniziata, con la testa troppo presa da quel maledetto rinnovo e probabilmente già a Milano che alla fine ha portato alla rottura definitiva, in cui come abbiamo detto, ci perdono tutti, ed alla quale tutti sono riusciti a fare danni.

ZANIOLO, CI RIMETTE LA ROMA

La Roma, lo sappiamo da tempo, non è squadra che può presentarsi dalle big e comprare giocatori fortissimi nel pieno della carriera. La Roma o compra giocatori che in qualche modo devono rilanciarsi, o se vuole avere gli Alisson, i Salah o anche semplicemente i Zaniolo, deve prenderli prima che diventino tali, e quando ci riesce deve capire se può tenerli oppure deve venderli al momento giusto e prendere un sacco di soldi da reinvestire. Con Zaniolo il lavoro si è fermato a metà. Brava (e fortunata) a prenderlo, ma molto male nella gestione. Al netto dell’infortunio nell’ultimo anno il rinnovo è stato gestito male perchè non puoi far capire che il giocatore sei orientata a venderlo per 45-50 milioni, avvicinarti pericolosamente alla scadenza ed offrire a lui un rinnovo di 2,5ml. Il ragazzo dal suo punto di vista giustamente, ti risponde che quello stipendio non è congruo alla valutazione che gli dai, tanto più se ha delle sirene che gli girano intorno. La Roma sperava di fare 45-50, forse erano troppi, ma gestendo meglio avrebbe potuto venderlo al momento giusto per 30-35, evitando di svalutarlo così tanto, oppure puntare forte su di lui e rinnovarlo, tenendosi un giocatore che ad oggi volendolo comprare non può permettersi.

ROMA, CI RIMETTE ZANIOLO

Caro ragazzo, tu ti senti forte forte, ma anche se il potenziale è innegabile tu anche per sfortuna, non hai ancora dimostrato niente. Non è un gol anche se in una finale che ti può far campare di rendita, e se vuoi un certo stipendio devi anche dimostrare di valerlo. Esiste poi anche la parola gratitudine, perchè non avevi un minuto di serie A quando sei venuto a Roma, e questa squadra ti ha lanciato, fatto giocare in europa e ti ha sostenuto e pagato per quasi due anni nei quali non hai potuto dare nulla. Gratitudine ma anche dignità. Rifiutarsi di giocare è quanto di più vile può fare un calciatore, è un marchio che ti porterai a vita. Hai abbassato tu stesso il tuo valore di mercato e anzichè fare le tue richieste in privato hai preferito far degenerare la situazione, e così invece di giocare una stagione ai vertici della serie A, o quantomeno in premier league seppur non ad alto livello ma nel campionato delle star, ti vai a fare mezza stagione in anonimato in turchia, sperando che a fine anno il Milan cacci fuori 30-35 Ml per riscattarti. Che farai manderai altri certificati scritti in turco? Sei riuscito a sprecare il terzo anno consecutivo proprio quando dovevi essere al top.

MILAN, PROBABILMENTE CI RIMETTI ANCHE TU

Non è certo la prima volta che succede, lo avrà fatto spesso anche la nostra Roma, ma andare a corteggiare un calciatore mentre sta in fase di rinnovo con la sua squadra ed al quale manca un anno e mezzo di contratto, è squallido. Il Milan ha provato a prendere un giocatore che caratterialmente ha delle grandi lacune ma che ha mezzi fisici e potenzialità enormi volendolo pagare con le caramelle. Eppure gli sarebbe servito, ora, per provare a tenersi un quarto posto tutt’altro che scontato. Ti serve Zaniolo? Offri il giusto, chiedi prima alla Roma che per un’offerta congrua te lo vende, e magari risolvi un problema. Invece così ti ritrovi che se il giocatore lo vuoi, devi pagare una clausola da 30 ml.

CI RIMETTE ANCHE IL GALATASARAY

I turchi sono quelli che alla fine potrebbero fare l’affare. Prendi un giocatore ad una cifra più bassa del suo valore rischiando di fare una bella plusvalenza a fine anno. Il problema è che noi il ragazzo lo conosciamo, Zaniolo aveva voglia di andare in Turchia quanto di fare una visita rettale di 45 minuti, e tra certificati medici e facce scure rischia di giocare poco e male anche li.

Una brutta storia, che poteva essere gestita meglio da tutti, che ci porta a salutare un giocatore che caratterialmente ci ha deluso, ma che tecnicamente ci serviva come il pane.

mourinho Empoli Roma

Empoli – Roma 1-2, va bene così

In un campionato dove il Napoli pareggia a Lecce, la Juve in casa con la Salernitana, l’Atalanta con la Cremonese, la Lazio a Genova con la Samp e qualcuna riesce a vincere all’ultimo minuto o con un rigoruccio un po’ regalato, vincere ad Empoli è sicuramente un risultato importante.

In giro si leggono troppi commenti di “tecnici da tastiera”, convinti di potersi permettere di spiegare ad un allenatore che ha vinto 26 trofei (riportando la Roma alla vittoria dopo oltre 10 anni) come dovrebbe far giocare la squadra, quali sostituzioni dovrebbe fare.

La Roma ha fatto 13 punti in 6 partite (una proiezione da 82 punti) giocando 4 volte fuori casa e togliendo dal suo cammino campi difficili come Torino, Udine ed Empoli dove i punti vanno sudati e non è mai semplice giocare. Tutto questo è bene ricordarlo, senza Wijnaldum e da qualche partita Zaniolo.

Probabilmente qualcuno pensava che la Roma potesse uccidere il campionato e totalizzare 114 punti ma bisogna fare i conti con la realtà. La Roma viene da un settimo e un sesto posto, ha dovuto affrontare un calciomercato in cui c’era la necessità di incassare ed è riuscita ad andare in attivo di 50 Milioni e prendere gente di grande esperienza, con la ciliegina di Dybala che in 6 partite fa 3 gol, 2 assist, prende 2 pali e non è ancora in forma.

Noi diciamo va benissimo così. Faticare un po’ per espugnare Empoli è più che normale, e la vittoria è stata meritata considerando un palo, un rigore sbagliato e almeno tre miracoli del portiere. Questa squadra ha bisogno di recuperare Zaniolo che è l’uomo che da profondità e che crea spazi con l’uno contro uno, e di inserire Camara che ha caratteristiche diverse da Cristante e Matic. Quando succederà cioè a breve, sarà anche più bella da vedere, nel frattempo bisogna continuare a fare punti.

Le altre come detto non stanno meglio, dopo sei partite nessuna ne ha vinte più di quattro, problemi di gioco e di risultati sono ovunque ed è importante restare in questo gruppone di nove squadre in quattro punti che piano piano si assottiglierà ma dove nessuna squadra sembra in grado di andare in fuga.

Pensiamo a tifare che a fare l’allenatore ci pensa Mou.

Forza Roma